Humanae Vitae: è l'eroica enciclica di Paolo VI, datata 1968, che riafferma il Magistero di sempre della Chiesa sull'amore coniugale. Eroica perché Paolo VI sapeva di dover affrontare, dentro la Chiesa, l'opinione contraria di tanti prelati e laici. Sapeva che sarebbe stato insultato. Ma ha preferito "l'obbrobrio della Croce" alle lusinghe del mondo.
Ci sono alcuni passi importantissimi sul ruolo dei poteri pubblici nella protezione della legge naturale. Promuovere la castità è promuovere il rispetto, il dominio di sé, dunque delle passioni, dunque dell'ordine pubblico, dunque della pace, ecc.
Promuovere l'impurità significa promuovere le "gravidanze indesiderate" (cioè in definitiva l'aborto), l'adulterio, i delitti da gelosia, lo sfogo delle passioni, l'instabilità delle relazioni, l'omosessualismo, le malattie a trasmissione sessuale, ecc. Chi non vede come il libertinaggio devasti le relazioni umane?
Parole certo inascoltate, quelle della Enciclica, in un mondo in cui è lecito, a qualunque ora del giorno e della notte, in qualunque angolo delle città, pubblicare immagini finalizzate ad eccitare la sessualità della persona.
Riproponiamo alcuni passi:
"22. Noi vogliamo in questa occasione richiamare l’attenzione degli educatori
e di quanti assolvono compiti di responsabilità in ordine al bene comune
dell’umana convivenza, sulla necessità di creare un clima favorevole
all’educazione della castità, cioè al trionfo della sana libertà sulla licenza,
mediante il rispetto dell’ordine morale. Tutto ciò che nei moderni mezzi di
comunicazione sociale porta alle eccitazioni dei sensi, alla sfrenatezza dei
costumi, come pure ogni forma di pornografia o di spettacoli licenziosi, deve
suscitare la franca e unanime reazione di tutte le persone sollecite del
progresso della civiltà e della difesa dei beni supremi dello spirito umano.
Invano si cercherebbe di giustificare queste depravazioni con pretese esigenze
artistiche scientifiche o di trarre argomento dalla libertà lasciata in questo
settore da parte delle pubbliche autorità.
Appello ai pubblici poteri
23. Ai governanti, che sono i principali responsabili del bene comune e tanto
possono per la salvaguardia del costume orale, noi diciamo: non lascino che si
degradi la moralità dei loro popoli; non accettino che si introducano in modo
legale in quella cellula fondamentale dello stato, che è la famiglia, pratiche
contrarie alla legge naturale e divina".