venerdì 31 marzo 2017

Risposta a D'Agostino, che sul fine vita sbaglia

Dissento radicalmente dal commento di Francesco D'Agostino, Presidente nazionale UGCI, in tema di fine vita, pubblicato su Avvenire del 30.3.2017. Di seguito, la mia risposta, pubblicata su La Nuova Bussola Quotidiana, qui:

Caro D'Agostino, sulle Dat non mi rappresenti
Marco Ferraresi*
31-03-2017

In un articolo pubblicato su Avvenire il 30 marzo, il Presidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, Francesco D’Agostino, ritiene che la proposta di legge sul fine vita “non è in alcun modo finalizzata a introdurre in Italia una normativa che legalizzi l’eutanasia”. Chi ritiene il contrario leggerebbe il testo “in modo forzato”, analogamente a quanto farebbe un interprete “subdolo e malevolo”.

Quale membro del Consiglio centrale dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani mi dissocio dalle considerazioni del Presidente, che dimostra a mio avviso di non aver compreso il testo della proposta di legge. Esso introdurrebbe, eccome, l’eutanasia nel nostro ordinamento. Lo argomenta bene l’appello del Centro Studi Livatino firmato da oltre 250 giuristi. Tra i profili critici delle riflessioni di D’Agostino, ne sottolineo tre.

In primo luogo, la proposta di legge snatura la professione medica, conferendo al paziente un potere sulle determinazioni del medico: il testo della proposta infatti prevede il diritto del paziente di dettare “disposizioni” di trattamento, che il professionista sarebbe obbligato ad eseguire.

In secondo luogo, il testo in discussione alla Camera prevede sì alcuni limiti alla volontà del paziente (la non contrarietà a norme legali, alla deontologia e alle buone prassi clinico-assistenziali). Ma questi limiti – a parte la loro genericità e dunque manipolabilità in sede giudiziale – sono contemplati unicamente per la richiesta positiva di applicazione di trattamenti sanitari. Al contrario, i limiti non operano con riguardo, in negativo, al “diritto” del paziente di rifiutare o interrompere le terapie e finanche l’idratazione e l’alimentazione artificiali (si v. gli artt. 1, comma 7, e 3, comma 4), queste ultime considerate tout court delle terapie. Con la conseguenza che il medico potrebbe essere costretto dal paziente ad atti eutanasici anche commissivi (per es. togliere una flebo contenente un antibiotico di rilievo vitale).

In terzo luogo, l’articolo di D’Agostino tace su altri profili gravi del testo in discussione, come l’eutanasia di minori e incapaci, decidibile dai genitori e tutori, a meno che un medico non si opponga e il giudice dia ragione al medico (cfr. art. 2).

Che proprio il Presidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani si esprima in questo modo su punti così delicati, che ineriscono al diritto alla vita e al comandamento di non uccidere, non può che suscitare dolore e sconcerto.

* Consigliere centrale dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani
   Presidente dell’Unione Giuristi Cattolici di Pavia

sabato 25 marzo 2017

Verità per Pio XII (a proposito dell'opera "Il Vicario")

Articolo pubblicato su Il Ticino, nella rubrica dell'Unione Giuristi Cattolici di Pavia "Beato Contardo Ferrini"

VERITÀ PER PIO XII

Tra le idee maliziose astutamente suggerite e le mezze verità ben manipolate che hanno il potere di attecchire pervicacemente nelle menti di molti, trasformandosi in veri e propri “miti” della cultura contemporanea, figura, da molti anni, quella secondo cui Papa Pio XII non si sarebbe opposto in alcun modo agli orrori della Shoah. Nulla di più falso.
L’otto giugno del 1963, Mons. Giovanni Battista Montini inviò alla rivista britannica The Tablet una lettera (consultabile all’indirizzo http://www.lovatti.eu/st/montini.htm) in cui si complimentava col direttore per la difesa della verità storica «dei fatti, della logica, anzi del buon senso», contro le teorie mistificatorie messe in scena dal dramma teatrale Der Stellvertreter (Il Vicario).
In questa pièce, lo scrittore tedesco Hochhuth aveva inteso denunciare l’inattività con cui, a suo parere, Pio XII aveva risposto al massacro degli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Chiara la presa di posizione di Montini, il quale concluse che «non si gioca con questi argomenti e con i personaggi storici che conosciamo con la fantasia creatrice di artisti di teatro, non abbastanza dotati di discernimento storico e, Dio non voglia, di onestà umana. Perché altrimenti, nel caso presente, il dramma vero sarebbe un altro: quello di colui che tenta di scaricare sopra un Papa […] gli orribili crimini del Nazismo tedesco».
A queste parole potrebbero accostarsi le innumerevoli dichiarazioni d’amicizia e ringraziamento che giunsero a Pio XII subito dopo la guerra da parte di migliaia di ebrei scampati alla morte grazie ad un suo intervento, diretto o indiretto; si potrebbero citare i moltissimi saggi storici (Graham, Rhodes, Spiazzi) che spazzano via in un sol colpo le pseudo-teorie di chi vorrebbe un papa Pacelli prono ai diktat nazi-fascisti, arrendevole nell’opposizione al male, pavido innanzi al pericolo; si potrebbe rammentare un recentissimo paper (McGoldrick, 2012) in cui si dimostra come lo sforzo del pontefice contro le potenze dell’Asse giungesse financo a disporre investimenti nelle industrie manifatturiere statunitensi.
Spiace constatare come molti teatri (tra i quali il Fraschini di Pavia e il Dell’Elfo a Milano) abbiano recentemente deciso di riproporre al vasto pubblico questa rappresentazione teatrale calunniosa e storiograficamente poverissima, associando così il proprio benemerito nome alla schiera dei propalatori di menzogne e sovvertitori della verità.

Giacomo Alberto Donati

giovedì 2 marzo 2017

Legge sul "fine vita". Comunicato Unione Giuristi Cattolici di Pavia "Beato Contardo Ferrini"

Comunicato sulla proposta di legge in tema di “fine vita”

La proposta di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, in discussione alla Camera, introdurrebbe, secondo il testo attuale, l'eutanasia nel nostro ordinamento pur senza menzionarla espressamente.
Costringerebbe il medico - per il quale non si prevede l'obiezione di coscienza - non solo a interrompere ogni terapia su richiesta attuale del paziente, ricomprendendo indebitamente tra le terapie pure l'alimentazione e l'idratazione artificiali (con le relative, letali conseguenze).
Ma vincolerebbe il medico stesso a dare esecuzione, anche quando vi consegua la morte, a disposizioni anticipate di trattamento del paziente per i casi di eventuale futura incapacità di questo.
Tali disposizioni potrebbero ritorcersi peraltro contro l’attuale volontà del paziente medesimo. E ciò sia perché è impossibile prevedere il proprio stato d'animo - e dunque le scelte che verrebbero effettuate - in una successiva fase di malattia; sia perché si rischierebbe la soppressione di pazienti con possibilità di ripresa e magari solo apparentemente incoscienti (come dimostra ad es. la vicenda di Massimiliano Tresoldi).
Si invitano pertanto i parlamentari a ritirare senza indugio il testo, per non rendersi responsabili, di fronte a Dio e agli uomini, di una grave colpa morale.

Unione Giuristi Cattolici di Pavia "Beato Contardo Ferrini"
Pavia, 2 marzo 2017

Non esiste un diritto a morire. Omelia di Mons. Corrado Sanguineti, Vescovo di Pavia

Qui il testo integrale dell'omelia di S.E. Corrado Sanguineti, Vescovo di Pavia, alla Messa del Mercoledì delle Ceneri dell'1 marzo 2017. Di seguito, un passaggio toccante in ordine alla vicenda del dj Fabiano.

"Tra poco riceveremo le Ceneri, e mentre chineremo il capo, il ministro ci potrà rivolgere una di queste parole della Scrittura: «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai» (cfr. Gen 3,19); «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). Sono due parole che vanno tenute insieme e che ci donano la luce di cui abbiamo tremendamente bisogno in queste ore, nelle quali assistiamo sgomenti e feriti da uno spettacolo triste. La scelta di un uomo, nostro fratello, che ha rinunciato a vivere, perché riteneva ormai assurda e insopportabile la sua condizione di disabilità e di dolore, invece di essere circondata dal silenzio, che si ferma sulla soglia di ogni umana coscienza, e di essere vissuta come una sconfitta per tutti, è diventata l’occasione di una campagna senza rispetto per promuovere la libertà di morire, di togliersi la vita! Come un diritto assoluto, estremo gesto della libertà, che uno Stato laico dovrebbe riconoscere! Una libertà per la morte: che tristezza! Una solitudine che non trova luce e speranza in niente e nessuno: che tragedia! E nel chiasso mediatico di intellettuali, politici e giornalisti, dimentichiamo la prima evidenza: che la vita non è nostra, non ci appartiene, non è un nostro diritto, ma un dono, grande, magnifico, fragile e talvolta segnata da profonde ferite, da sofferenze immense, sofferenze che chiedono condivisione, cura, una vera pietas ricca di rispetto, di tremore e di sollecitudine".