venerdì 1 aprile 2022

Eutanasia: io (non) sono mio

da Il Ticino, 25.3.2022

Eutanasia: io (non) sono mio

Si è di recente tenuto in Università un interessante dibattito giuridico sul “fine vita”. Secondo un relatore, è giusto riconoscere il diritto a essere soppressi, perché “io sono mio”: se io non fossi mio, vorrebbe dire che sarei dello Stato o della Chiesa o del partito, ecc. Quindi, sarei obbligato a vivere per loro volontà e la mia libertà non avrebbe senso: nessuno dovrebbe decidere della “mia” vita, se non “io”.

E’ un ragionamento noto, ma debole. Altri relatori hanno infatti variamente replicato. Anzitutto, il solo che potrebbe dire di una vita “è mia”, questi è Dio, in quanto autore e creatore di tutto ciò che esiste. Dovremmo piuttosto dire che ciascuno appartiene al Signore dell’universo ed è responsabile nei suoi confronti.

In secondo luogo, dire “io sono mio” significa trattare se stessi come un oggetto. Ma un essere umano è un soggetto, non una cosa. Dire “io sono mio” significa svilire la propria dignità. Nemmeno Dio, a cui apparteniamo, ci tratta come cose: anzi, ci ha fatti persone, a sua immagine e somiglianza.

In terzo luogo, se non siamo oggetti, siamo esseri che si relazionano, legati ad altri soggetti. L’io non è un’isola: alla base della nostra esistenza ci sono almeno due fondamentali relazioni, quella con Dio creatore e con mamma e papà che hanno generato. Ognuno è fatto di relazioni. E il principio che conserva le relazioni umane è la solidarietà, che è cura – e mai distruzione – di noi stessi per gli altri e degli altri per noi stessi. Dovremmo semmai dire: “io non sono solo mio”.

In quarto luogo, l’eutanasia è una clamorosa contraddizione: con la pretesa “io sono mio” si arriva a distruggere se stessi. Il diritto arriva così a distruggere il detentore dei diritti e tutti i diritti posseduti.

Da ultimo, in un ordinamento giuridico vi sono tanti beni notoriamente “indisponibili”: non posso obbligarmi a interessi usurari, non posso rinunciare ai miei diritti fondamentali di lavoratore, non posso distruggere un bene (anche se mio) quando è di interesse culturale, ecc. Possibile mai che la vita – bene alla base di tutti gli altri – sia invece “disponibile”?

Marco Ferraresi