Cosa ci lascia il Congresso Mondiale delle Famiglie
Il recente Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona si è svolto in un clima a tratti incandescente. Trascurando qui le critiche della stampa “laica”, anche in casa cattolica non sono mancate le perplessità. Da una parte, chi ritiene gli organizzatori corresponsabili dell’atmosfera polemica; dall’altra, chi considera debole proprio l’affermazione dei principi non negoziabili, oggetto del Congresso. Entrambe le parti hanno poi valutato inopportuna la presenza politica.
Una parte di questi dissensi può essere condivisibile, ma ciò non può oscurare, ad avviso di chi scrive, che vi sia stato un sano pragmatismo nella difesa dei principi, tenendo conto dell’attuale contesto culturale e giuridico; e che il Congresso abbia avuto il merito di riportare con decisione all’attenzione pubblica, anche politica, i temi fondamentali della protezione della vita umana, della vera famiglia, della sana educazione dei bambini.
I contenuti del Congresso sono sintetizzati nella Dichiarazione finale. Alcuni punti meritano di essere ripresi. Quanto al diritto alla vita, esso “è il primo tra tutti i diritti umani; deve essere riconosciuto e tutelato – dal concepimento alla morte naturale – a prescindere dalla qualità della vita che si prospetta”. Correlativamente, a fronte di norme giuridiche che contraddicono questo elementare principio, deve essere protetta la coscienza di chi non voglia cooperare a un assassinio: “coloro che lavorano per conservare e promuovere la salute fisica e mentale delle persone non siano costretti a tradire la loro coscienza o la loro fede mentre perseguono il benessere dei loro pazienti e rispondono alle loro reali esigenze”.
Quanto alla famiglia, si ricorda che essa “è fondata sul matrimonio, unione stabile ed esclusiva tra un uomo e una donna, ambedue necessari e complementari per il loro benessere psicofisico, e per generare e educare dei figli – futuri cittadini – in modo sano e responsabile”. Da ciò, discendono alcuni diritti, tra cui quello del bambino a una mamma e un papà e quello della madre a strumenti di conciliazione tra lavoro e famiglia, ma anche a potersi dedicare esclusivamente ai figli e alla famiglia, mediante adeguati sostegni economici.
La politica è avvertita del fatto che una parte dell’elettorato vota consapevolmente tenendo conto di queste esigenze, vigilando con attenzione sui programmi e l’azione dei partiti.
Marco Ferraresi