Sul sito dell'Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan, sulla Dottrina Sociale della Chiesa, la mia recensione al bel libro di Danilo Castellano, Del diritto e della legge – Oltre la legalità della Modernità e il diritto come “pretesa” della Postmodernità, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2019: v. qui
domenica 27 settembre 2020
domenica 13 settembre 2020
Charlie Hebdo: esiste una "libertà di bestemmiare"?
Charlie Hebdo: esiste una “libertà di bestemmiare”?
da Il Ticino dell'11.9.2020
Il 2 settembre si è aperto a Parigi il processo penale nei confronti degli imputati per l’attentato terroristico di matrice islamica, compiuto nel 2015 presso la sede del settimanale satirico Charlie Hebdo. Ci si augura che ai responsabili sia comminata la giusta pena, proporzionata all’inaudita gravità dei delitti commessi.
Per l’occasione, la testata francese ha ripubblicato la serie di vignette che dileggiano Maometto e che hanno scatenato la furia omicida dei terroristi. Inoltre, il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, nella conferenza stampa per l’inizio del processo, ha affermato che “fin dagli inizi della Terza Repubblica c'è stata in Francia una libertà di bestemmiare che è legata alla libertà di coscienza. Sono qui per proteggere tutte queste libertà. Non devo qualificare la scelta dei giornalisti. Devo solo dire che in Francia si possono criticare i governi, un presidente, bestemmiare, ecc.”.
A un livello minimale, ci si dovrebbe domandare se si tratti di parole equilibrate in bocca a un Capo di Stato; se la libertà di bestemmia sia compatibile con il concetto di fraternité che è nel motto della République, come egli lascia presumere; di quale coscienza il Presidente stia discorrendo. Ancora, in un periodo storico in cui si è molto sensibili a stigmatizzare ogni cosiddetto discorso d’odio, se tale non sia proprio quello proferito da Macron, il quale sostiene la libertà di insultare Dio, i Santi, le Persone rilevanti per una confessione religiosa.
Ma l’analisi andrebbe approfondita, perché è in gioco, in definitiva, la questione di cosa sia un diritto di libertà, di cosa sia la coscienza. Nella mentalità del leader francese, evidentemente, il diritto prescinde dal bene o dal male: si può essere titolari persino di un diritto a compiere un male, anche un male grave, sfociante nella blasfemia. Inoltre, la coscienza non è concepita come luogo in cui la persona umana possa riconoscere la verità e aderirvi, cogliere ciò che bene e compierlo. Al contrario, in una simile prospettiva, la coscienza rivendica la pretesa di essere, essa stessa, produttrice di verità. Quella ovviamente, tutta relativistica, concepita insindacabilmente dall’individuo.
Marco Ferraresi