La proposta di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, in discussione alla Camera, introdurrebbe, secondo il testo attuale, l'eutanasia nel nostro ordinamento pur senza menzionarla espressamente.
Costringerebbe il medico - per il quale non si prevede l'obiezione di coscienza - non solo a interrompere ogni terapia su richiesta attuale del paziente, ricomprendendo indebitamente tra le terapie pure l'alimentazione e l'idratazione artificiali (con le relative, letali conseguenze).
Ma vincolerebbe il medico stesso a dare esecuzione, anche quando vi consegua la morte, a disposizioni anticipate di trattamento del paziente per i casi di eventuale futura incapacità di questo.
Tali disposizioni potrebbero ritorcersi peraltro contro l’attuale volontà del paziente medesimo. E ciò sia perché è impossibile prevedere il proprio stato d'animo - e dunque le scelte che verrebbero effettuate - in una successiva fase di malattia; sia perché si rischierebbe la soppressione di pazienti con possibilità di ripresa e magari solo apparentemente incoscienti (come dimostra ad es. la vicenda di Massimiliano Tresoldi).
Si invitano pertanto i parlamentari a ritirare senza indugio il testo, per non rendersi responsabili, di fronte a Dio e agli uomini, di una grave colpa morale.
Unione Giuristi Cattolici di Pavia "Beato Contardo Ferrini"
Pavia, 2 marzo 2017