mercoledì 26 ottobre 2011

Una autorità mondiale fondata sulla dignità umana

Si è parlato del recente documento del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e, giustamente, si è sottolineato come questo, sin dal titolo, guardi con favore alla possibilità di una autorità pubblica a competenza universale, che sembra sempre più necessaria al fine di affrontare problemi (come quelli economici e finanziari) di rilievo globale.
Ma su cosa può fondarsi una simile autorità? Basta un consenso tra gli Stati? A pag. 5 si dice una cosa importante:

"Per interpretare con lucidità l’attuale nuova questione sociale, occorre senz’altro, però, evitare l’errore, figlio anch’esso dell’ideologia neoliberista, di ritenere che i problemi da affrontare siano di ordine esclusivamente tecnico. Come tali, essi sfuggirebbero alla necessità di un discernimento e di una valutazione di tipo etico. Ebbene, l’enciclica di Benedetto XVI mette in guardia contro i pericoli dell’ideologia della tecnocrazia, ossia di quell’assolutizzazione della tecnica che «tende a produrre un’incapacità di percepire ciò che non si spiega con la semplice materia » ed a minimizzare il valore delle scelte dell’individuo umano concreto che opera nel sistema economico-finanziario, riducendole a mere variabili tecniche. La chiusura ad un «oltre », inteso come un di più rispetto alla tecnica, non solo rende impossibile trovare soluzioni adeguate
per i problemi, ma impoverisce sempre più, sul piano materiale e morale, le principali vittime della crisi. Anche nel contesto della complessità dei fenomeni la rilevanza dei fattori etici e culturali non può, dunque, essere trascurata o sottostimata". 
E a pag. 12 si conclude così:
Nell’umanità è ben presente il rischio che i popoli finiscano per non capirsi più e che le diversità culturali siano motivo di contrapposizioni insanabili. L’immagine della Torre di Babele ci avverte anche che bisogna guardarsi da una «unità » solo di facciata, nella quale non cessano egoismi e divisioni, poiché non sono stabili le fondamenta della società. In entrambi i casi, Babele è l’immagine di ciò che i popoli e gli individui possono divenire, quando non riconoscono la loro intrinseca dignità trascendente e la loro fraternità.
Lo spirito di Babele è l’antitesi dello Spirito di Pentecoste (Atti 2, 1-12), del disegno di Dio per tutta l’umanità, vale a dire l’unità nella diversità. Solo uno spirito di concordia, che superi divisioni e conflitti, permetterà all’umanità di essere autenticamente un’unica famiglia, fino a concepire un nuovo mondo con la costituzione di un’Autorità pubblica mondiale, al servizio del bene comune.