martedì 31 gennaio 2012

Risoluzione del Consiglio d'Europa sul "fine vita"

Qui il testo della recente risoluzione n. 1859/2012 del Consiglio d'Europa in tema di "fine vita".
Su siti e giornali cattolici si è cantata vittoria, perché questo testo afferma: a) che l'eutanasia, anche passiva, deve essere vietata; b) che nel dubbio occorre scegliere per la vita.
Qui lo sforzo di Mons. Giordano e dell'On. Carlo Casini di sottolineare gli aspetti positivi del documento.

Temo di dover dare in estrema sintesi un giudizio decisamente più perplesso:
- mai sopravvalutare, nel bene e nel male, queste risoluzioni, perché non hanno una efficacia diretta e stringente per gli Stati nazionali;
- questa risoluzione è tutta incentrata sul fatto che il medico dovrebbe attenersi alle volontà espresse da un paziente in un "testamento biologico": il che significa che, in caso di dichiarazioni di rifiuto di trattamenti salva-vita, il medico dovrebbe essere giuridicamente costretto ad una operazione esattamente di eutanasia passiva. Ovvero lasciar morire il paziente;
- si invitano gli Stati a consentire ad ogni cittadino di fare il suo testamento biologico, che nelle intenzioni di questa risoluzione pare debba essere vincolante.

Qui la lucida analisi di Tommaso Scandroglio.

lunedì 23 gennaio 2012

Il diritto naturale è una "lingua" con cui comprendere noi stessi

Benedetto XVI sta facendo del diritto naturale il perno concettuale per la rigenerazione degli ordinamenti giuridici.
Come è possibile?
Cercare il diritto naturale vuol dire semplicemente guardare alla realtà. In particolare, guardare l'uomo per come Dio l'ha creato. Guardarlo senza occhiali ideologici. Se purifichiamo la nostra mente dal male, dal peccato, riusciremo a leggere la persona umana nella sua vera struttura, nei suoi veri bisogni.
Per questo, troveremo "scritto" dentro di lei le regole dettate dal Creatore.
Ecco una bella definizione di diritto naturale coniata dal Papa nel suo recente discorso ai Vescovi statunitensi, che trovate qui
 La difesa della Chiesa di un ragionamento morale basato sulla legge naturale si fonda sulla sua convinzione che questa legge non è una minaccia alla nostra libertà, bensì una «lingua» che ci permette di comprendere noi stessi e la verità del nostro essere, e di modellare in tal modo un mondo più giusto e più umano. Essa propone pertanto il suo insegnamento morale come un messaggio non di costrizione, ma di liberazione, e come base per costruire un futuro sicuro.

domenica 15 gennaio 2012

Ancora sullo spettacolo blasfemo e la libertà di espressione

Se i cattolici si mobilitano, i risultati si ottengono.
Lo dimostrò l'impegno in occasione del referendum sulla legge in tema di procreazione medicalmente assistita.
Lo dimostra oggi la mobilitazione contro lo spettacolo blasfemo: a) il regista e il teatro tentano ora di dire che dell'evento potrebbe darsi anche una interpretazione cristiana e si affannano a voler convincere l'opinione pubblica sull'assenza di intenti offensivi; b) il teatro annuncia che potrebbe essere tagliata la scena finale, disgustosa, in cui il Volto di Gesù - che è l'attesa di tutta la vita di ogni cristiano di tutti i tempi - viene oltraggiato.

Sul punto a). Ma una dichiarata "intenzione" vale a togliere l'offesa? Vale a screditare la sacrosanta mobilitazione dei cattolici? No, in alcun modo. Men che meno per il diritto.

Il diritto, infatti, valuta il significato sociale di un fatto e prescinde dalle intenzioni. E, se considera le intenzioni, deduce le intenzioni pur sempre da come si svolgono i fatti.
Ora, il significato sociale di imbrattare il Volto di Gesù - con modalità che non rispecchiano certamente le rappresentazioni della Sua Santa Passione - coincide con una offesa a Dio, ai credenti e a tutti coloro che, anche senza la Fede, riconoscono le radici cristiane della civiltà in cui vivono.

Un banale esempio: se io assesto un pugno sul muso di qualcuno, nulla varrà a dire che non avevo l'intenzione di offendere, che si trattava di una mia modalità di fare una carezza. Conta il significato oggettivo del gesto.

Insomma, c'è una dimensione sociale della libertà di espressione che, giustamente, il diritto può e deve regolare.
Ciò è ben messo in evidenza da questo passaggio del comunicato della Diocesi di Milano, intervenuta sulla vicenda:

"invitiamo a considerare che la libertà di espressione, come ogni libertà, possiede sempre, oltre a quella personale, una imprescindibile valenza sociale. Questa deve essere tenuta particolarmente in conto da parte di chi dirige istituzioni di rilevanza pubblica, per evitare che un’esaltazione unilaterale della dimensione individuale della libertà di espressione conduca ad “tutti contro tutti” ideologico che divenga poi difficilmente governabile. Di questa dimensione sociale della libertà di espressione avrebbe pertanto potuto farsi carico più attentamente al momento della programmazione la direzione del Teatro"

giovedì 12 gennaio 2012

Spettacolo blasfemo a Milano

Uno spettacolo blasfemo va in scena a Milano. E un'opera di Romeo Castellucci. Si intitola "Il concetto di volto nel Figlio di Dio". Nella parte finale, una celebre raffigurazione del volto di Cristo viene imbrattata con escrementi o lancio di sassi o di granate, a seconda delle edizioni. Compare quindi la seguente frase: "Tu (non) sei il mio pastore".

Niente e nessuno può giustificare una simile bestemmia.
a) Non la libertà di espressione, che è sì un diritto naturale, ma solo se esprime una verità della persona e solo se rispetta la persona. Qui, invece, esprime odio e offesa alla religione.
b) Non l'arte: 1) perché qui non si vuole rappresentare la Passione di Nostro Signore; 2) perché l'arte è manifestazione del bello e qui il Bello per eccellenza, il più Bello tra i figli dell'uomo, come dice il Salmo, viene orridamente sfigurato.

Bene dunque:
1) che, come già avvenuto in Francia, anche in Italia si stia organizzando una vivace protesta, con manifestazione pacifica di preghiera di fronte al teatro e con Sante Messe di riparazione: qui
2) le parole schiette e opportunamente dure di Mons. Vincenzo Di Mauro, Vescovo di Vigevano: qui
3) le parole schiette e opportunamente dure del Prof. Roberto De Mattei: qui
4) le parole schiette e opportunamente dure di Rai Vaticano: qui
5) la denuncia di reato di violazione del sentimento religioso ex art. 404 c.p. che è stata presentata alla procura di Milano: qui
6) la lettera-monito di padre Cavalcoli O.P.: qui
7) l'apposita pagina F: qui

mercoledì 28 dicembre 2011

La "natura" di cui parla il "diritto naturale"

Segnalo qui un bell'articolo di Tommaso Scandroglio su di una tipica contraddizione degli anti-giusnaturalisti, come nella fattispecie il prof. Rodotà.
Spesso il pensiero giuridico contemporaneo, da un lato, nega ogni valore normativo alla natura, che concepisce riduttivamente in senso biologico; dall'altro, pretende però di farsi paladino di valori tipicamente metafisici, cioè appartenenti alla essenza, cioè appunto alla profonda natura dell'uomo, come il valore della libertà.
Quando il pensiero cattolico si riferisce al diritto naturale, infatti, si riferisce alla natura come al complesso degli elementi fisici e meta-fisici che fanno dell'uomo un uomo, che cioè sono costitutivi dell'uomo. O, come anche si dice oggi, che compongono lo statuto antropologico dell'essere umano.

Benedetto XVI Legislatore

E' uscito il libro curato da Marco Ferraresi e Cesare Varalda, "Benedetto XVI Legislatore", Cantagalli, Siena, 2011 (Collana Quaderni dell'Unione Giuristi Cattolici di Pavia "Beato Contardo Ferrini").
Gli autori che hanno contribuito al volume aiutano a riflettere sulla generale produzione legislativa di Papa Benedetto in materia liturgica, ecumenica, matrimoniale, bancaria, del lavoro, ecc. Forse non lo si percepisce immediatamente, ma Ratzinger è anche, per grazia di Dio, un Papa "giurista".
Qui è acquistabile come e-book.
Qui l'indice.
Qui introduzione e prefazione.

lunedì 19 dicembre 2011

In Dio giustizia e misericordia coincidono

Riporto qui il grande discorso di Benedetto XVI sulla dignità del detenuto, in occasione della sua visita di ieri alla casa circondariale di Rebibbia. Di seguito un passaggio significativo:

Giustizia e misericordia, giustizia e carità, cardini della dottrina sociale della Chiesa, sono due realtà differenti soltanto per noi uomini, che distinguiamo attentamente un atto giusto da un atto d’amore. Giusto per noi è “ciò che è all’altro dovuto”, mentre misericordioso è ciò che è donato per bontà. E una cosa sembra escludere l’altra. Ma per Dio non è così: in Lui giustizia e carità coincidono; non c’è un’azione giusta che non sia anche atto di misericordia e di perdono e, nello stesso tempo, non c’è un’azione misericordiosa che non sia perfettamente giusta.